Problemi Psicologici e Disturbi Psichici

 

Cosa sono i Disturbi Psicologici?

I disturbi psicologici o psichici sono una particolare condizione di problemi psicologici caratterizzata da pensieri, sentimenti e comportamenti patologici e disfunzionali che possono causare una compromissione significativa della propria vita. La psicopatologia è lo studio dei sintomi, delle cause e del trattamento dei disturbi mentali o psicologici. Il termine psicopatologia può essere riferito anche alle diverse modalità in cui si manifestano i disturbi mentali. In quest'ottica risulta essenziale che psicologi e altri professionisti della salute mentale siano d'accordo su quali esperienze e comportamenti costituiscano l'effettiva presenza di disturbi mediante una diagnosi psicologica adeguata. Esperienze interiori anomale e comportamenti atipici o disfunzionali (dannosi per sé e per gli altri) potrebbero indicare la presenza di disturbi psicologici. Molte caratteristiche relative alla definizione delle disfunzioni psicopatologiche sono state concettualizzate nella definizione formale dei disturbi mentali dell'APA (Associazione Psichiatrica Americana).

Problemi e Disturbi Psicologici

Definizione di Disturbi Mentali: APA*

Ci sono disturbi significativi nei pensieri, sentimenti e comportamenti. Affiché possa essere diagnosticato un disturbo o più disturbi psicologici a una persona questa deve sperimentare stati interiori quali pensieri o sentimenti e mostrare comportamenti che sono chiaramente disturbati, insoliti, negativi e controproducenti. Questi disturbi mentali sono spesso fonte di preoccupazione per coloro che interagiscono con la persona che sperimenta questi problemi psicologici.

I disturbi psichici riflettono una diversa tipologia di disfunzione biologica, psicologica o dello sviluppo. I modelli dei disturbi mentali relativi a esperienze e comportamenti interiori dovrebbero riflettere una disfunzione nei meccanismi biologici, psicologici e di sviluppo che normalmente portano a un sano funzionamento psicologico.

I disturbi psichici possono causare una disabilità o un significativo disagio nella propria vita. Si ritiene che i comportamenti e le esperienze e di una persona riflettano un disturbo mentale se provocano alla persona un elevato disagio o una notevole compromissione della sua capacità di funzionare come un normale individuo.

I disturbi mentali non riguardano risposte attese o culturalmente approvate a determinati eventi. I disturbi dei pensieri, sentimenti e comportamenti devono essere risposte inaccettabili a livello sociale e culturale e non riguardano risposte socialmente accettate a determinati eventi critici che spesso accadono nel corso della propria vita. *American Psychiatric Association (2013).

Lo scopo principale dello studio dei disturbi psicologici è l'individuazione e differenziazione precisa e sistematica di segni e sintomi significativi di psicopatologia. Ma in quale modo i professionisti della salute mentale riescono ad accertare che gli stati e i comportamenti di una persona possono essere identificati come un disturbo mentale o psicologico? Eseguire una corretta diagnosi, ovvero identificare e poi etichettare appropriatamente una serie di problemi psicologici correlati a sintomi e comportamenti è di notevole importanza. Questo processo è stato formalizzato dall'APA e consente di utilizzare un comune linguaggio tra i diversi professionisti della salute mentale, permettendo una comunicazione condivisa delle caratteristiche del disturbo psicologico del paziente, con i colleghi o con altri intrlocutori. Inoltre, una corretta diagnosi è un elemento essenziale per individuare un trattamento efficace per il disturbo mentale considerato. Per questi motivi è necessaria una condivisione di sistemi di classificazione dove siano sistematicamente descritte le caratteristiche dei diversi disturbi (breve test benessere mentale).

*Dichiarazione di responsabilità: I risultati dei test psicologico qui presentati hanno solo uno scopo informativo e non possono sostituire una valutazione completa da parte di un professionista psicologo, psicoterapeuta o psichiatra; la valutazione dovrebbe essere utilizzata solo come guida indicativa. I test non hanno valore diagnostico.

Diagnosi e Classificazione dei Disturbi Psichici: Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5)

Nel corso dei decenni sono stati sviluppati diversi sistemi di classificazione dei disturbi psichici, ma quello attualmente più utilizzato dai professionisti della salute mentale negli Stati Uniti e nel mondo occidentale è il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5), pubblicato dall'American Psychiatric Association nel 2013. (Da notare che l'American Psychiatric Association è una associazione diversa dall'American Psychological Association anche se entrambe sono abbreviate con l'acronimo APA). La prima edizione del DSM è stata pubblicata nel 1952 e classificava i disturbi mentali secondo uno schema inizialmente sviluppato dall'esercito americano durante la seconda guerra mondiale. Nei decenni successivi, il DSM è stato oggetto di numerose revisioni ed edizioni. L'edizione più recente è del 2013, DSM 5 (APA, 2013). Il DSM 5 comprende molte categorie psicopatologiche di disturbi (es., disturbi d'ansia, disturbi depressivi, disturbi di personalità e disturbi dissociativi ecc.). Ogni disturbo mentale è descritto nei dettagli con le proprie caratteristiche diagnostiche, e i sintomi specifici necessari per la diagnosi (criteri diagnostici), informazioni statistiche sulla prevalenza nella popolazione (quale percentuale, in base ai dati raccolti, si crede sia affetta dal disturbo) e fattori di rischio associati al disturbo mentale. Inoltre sono descritte, nei particolari, le possibili comorbilità (diagnosi contemporanea di diversi disturbi psichici) con altri disturbi.

Bibliografia: American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: Author.
Borsboom, D., & Cramer, A. O. J. (2013). Network analysis: An integrative approach to the structure of psychopathology. Annual Review of Clinical Psychology, 9, 91–121.